IL RESEGONE N. 23 – 7 GIUGNO 2002
È in corso un restauro conservativo del grande organo della basilica di S. Nicolò a Lecco, un importante strumento del varesino Bernasconi. Il materiale fonico è composto da 1.875 canne, molte fabbricate dai noti fratelli Serassi. Il restauro grazie alla Fondazione Cariplo
Rivive l’organo dimenticato
Di Carlo Caccia
Pensando all’organo, giustamente definito “il re degli strumenti”, la mente corre inevitabilmente a un nome che nella storia della musica risuona come una sorta di costante punto di riferimento, un gigante al crocevia tra antico e moderno: il compositore tedesco Johann Sebastian Bach (1685-1750).
Buona parte della produzione di Bach è dedicata all’organo e tanto dalle sue composizioni in stile “libero” quanto dai Corali emergono la maestria nel trattamento contrappuntistico, il virtuosismo spesso travolgente e una profonda spiritualità. Si tratta di elementi non di rado estranei a buona parte della musica organistica italiana, soprattutto dell’Ottocento, che prediligeva altri effetti, testimoniati dalle caratteristiche degli strumenti giunti fino a noi tra i quali, in provincia di Lecco, spicca quello della basilica di San Nicolò del capoluogo.
In questi mesi il glorioso Bernasconi 1860 è oggetto di un restauro conservativo, finanziato dalla Fondazione Cariplo, a cura dell’organaro Donato Corno di Arcore, che ha proceduto alla rimozione delle canne dai somieri, alla pulitura degli stessi, alla revisione della meccanica e che, nei prossimi mesi, si occuperà del ripristino del materiale fonico e dell’accurata accordatura dello strumento. Un lavoro complesso, che richiede perizia ed esperienza, ma grazie al quale l’organo della basilica, muto ormai da parecchi anni, potrà nuovamente far sentire la sua voce tra le navate.
«Dei due organi presenti nella basilica di San Nicolò – ha spiegato il lecchese Ambrogio Cesana, ispettore ministeriale onorario per la tutela degli organi storici e inoltre membro della commissione consultiva regionale per i monumenti – quello che si trova sopra il portale di ingresso è opera di Giuseppe Bernasconi di Varese».
Lo strumento venne realizzato nel 1860 e sostituì quello precedente, situato alla sinistra del presbiterio, nei pressi dell’ambone, che nel 1805 era già stato restaurato e ampliato dai famosi fratelli Serassi. Ma la documentazione d’archivio, dopo il 1805, riprende soltanto nel 1847, quando Giacomo Serassi, in seguito ad una lettera della fabbriceria nella quale si diceva che “deve l’organo essere traslocato altrove ed a dettame del Sig.r Ingegnere Bovara”, propone la realizzazione di un nuovo strumento. «Il Progetto di un grandioso Organo per l’insigne Chiesa parrocchiale di Lecco – ha spiegato ancora Cesana – sarebbe stato, se realizzato, veramente grandioso: 74 registri, 2.330 canne, 10 mantici, 2 tastiere di 61 note ciascuna». Dai documenti si viene a sapere che le canne recuperabili dal vecchio strumento erano 1.253, mentre le nuove aggiunte sarebbero state 1.095 Ma visto anche il prezzo dei lavori (22 mila lire austriache), la fabbriceria decide di rinviare ogni decisione.
Si arriva così al 1859 quando, dopo che l’organo era stato smontato e tenuto in deposito nella casa del Bovara, giunge a Lecco la proposta dell’organaro varesino Bernasconi. Il progetto, che prevedeva la costruzione di uno strumento di 62 registri per complessive 1875 canne, con un costo di 12 mila lire, venne accolta «Il motivo per cui fu abbandonato il progetto Serassi – sono parole di Ambrogio Cesana – non è noto, ma si può supporre che fosse anche di natura economica. Forse, infatti, non furono ininfluenti altri motivi: proprio in quegli anni Bernasconi godeva della fiducia di organisti che andavano per la maggiore, Carlo Boniforti e Filippo Martinoli. Bernasconi, a differenza dei Serassi, indulgeva al gusto organistico che si andava sempre più diffondendo». L’organo venne realizzato nella vecchia posizione e soltanto nel 1877 fu trasferito, con un ampliamento di cassa, sopra il portale maggiore della basilica. «L’opera fu notevole – ha spiegato Cesana tanto da doversi redigere un regolare atto di collaudo firmato dal più grande organista del tempo: Vincenzo Petrali. Non è da escludere che sia stato Petrali a consigliare l’ampliamento della pedaliera a 24 note reali».
Un primo restauro fu effettuato da Natale Balbiani nel 1891 ed un secondo intervento risale al 1904, anno in cui fu nominato organista Giuseppe Zelioli, che non trovò lo strumento rispondente alle proprie esigenze. Nel corso del XX secolo l’organo Bernasconi conobbe un progressivo declino e, soltanto nei prossimi mesi, in seguito alla pulitura e alla revisione della meccanica, le sue canne potranno nuovamente diffondere il loro suono negli spazi della basilica lecchese.
L’organo possiede due tastiere con 61 tasti ciascuna. I pedali, invece, sono 27 e numerosi i pedaletti e anche le staffe per inserire i registri
L’organaro milanese Donato Corno (nella foto qui a sinistra) ha tolto le canne, pulito i somieri e tutto l’interno dello strumento. Ha inoltre rivisto la delicata meccanica. (foto sopra)
Nelle foto qui sotto:
- la consolle
- la panca di Zelioli e alcune canne;
Pagina de “Il Resegone” di Lecco n. 23 del 7 giugno 2002, clicca sull’immagine per ingrandirla.