Uno strano ritrovamento. (L’auto-organo Barbieri scoperto nella chiesa di “San Biagio” in Galgiana, frazione del comune di Casatenovo, in provincia di Lecco.)

Nel numero di aprile 2015 de “L’antico Organetto” abbiamo letto diffusamente degli auto-organi Barbieri e della battaglia condotta dal loro inventore per la loro installazione ed utilizzo nelle chiese. [1]

In questo articolo si tratta di uno di essi, scoperto da uno dei due autori, Serafino Corno, nella chiesa di “San Biagio” in Galgiana, frazione del comune di Casatenovo, in provincia di Lecco.

Ecco il suo racconto del ritrovamento.

Da giovane spesso andavo con mio padre, organaro di professione, per dare una mano quando quest’ultimo veniva chiamato nelle varie parrocchie a prestare la propria competenza per effettuare riparazioni o manutenzioni agli organi. Un giorno (circa 30/35 anni or sono) ricordo che lo chiamarono nella parrocchia di Galgiana, perché l’organo della chiesa aveva cessato di funzionare, e così mi disse di andare con lui per verificare cosa era successo. In quella chiesa non mi ero mai recato; nella poca esperienza organaria dovuta alla mia giovane età, alla visione di quell’organo rimasi molto colpito, perché, analizzandolo dall’altare, notai che era di un tipo piuttosto particolare, privo di canne di facciata e con le griglie a vista (Vedi Figura 1).

Organo della chiesa di Galgiana, con le canne nascoste dietro le griglie a vista.
Figura 1. Organo della chiesa di Galgiana, con le canne nascoste dietro le griglie a vista.

Salito dalla scala laterale, dietro a mio padre, alla visione della consolle notai subito che, ricavati nel piccolo vano che sovrasta la tastiera, vi erano due sportelli e alcuni strani comandi.

Domandai subito a mio padre a cosa servissero quei comandi e cosa si celava dietro le portelle, visto che non vi era modo di aprirle, perché erano chiuse a chiave. Allora lui con molta calma mi portò all’interno e mi spiegò che non c’era nulla di così tanto strano, perché quello era un auto-organo di Barbieri, che era stato inserito nell’organo dell’Aletti (Vedi Figura 2).

Consolle Aletti, con due sportelli posti sopra la tastiera, contenenti due lettori di rulli perforati Barbieri.
Figura 2. Consolle Aletti, con due sportelli posti sopra la tastiera, contenenti due lettori di rulli perforati Barbieri.

Mi spiegava inoltre che, se per me era il primo visto, per lui invece no, perché ne aveva visti e anche riparati alcuni quando lavorava presso la ditta Aletti. Proseguendo nelle spiegazioni, mi raccontava che, nelle piccole parrocchie dove non esisteva l’organista, la stessa ditta Aletti proponeva di installare l’auto-organo già con la costruzione dello strumento nuovo, evitando così dispendiosi rimaneggiamenti in seguito. Per questo motivo alcuni organi con marchio Aletti uscivano già di fabbrica dotati dell’apparecchio di Don Barbieri e così, probabilmente, anche quello costruito per la chiesa di Galgiana. In queste poche frasi ho descritto come molti anni fa è avvenuto il ritrovamento di questo auto-organo di don Barbieri, persona che i soci dell’AMMI conoscono molto bene, per i numerosi articoli pubblicati su questa rivista. Credo che invece, contrariamente a quanto abbiamo appena affermato, non valga la stessa cosa per la ditta Aletti, che nell’ambito degli strumenti di musica meccanica è praticamente sconosciuta. Riteniamo quindi opportuno inserire, nel riquadro a parte sottoriportato, alcune brevi notizie sulle origini di questa importante ditta organaria italiana dalla sua fondazione, avvenuta circa a metà ‘800, sino alla sua chiusura, intervenuta a metà del ‘900.

Brevi cenni sulla ditta Aletti

La ditta Aletti ha origini varesine, infatti il ceppo famigliare organario di Carlo Aletti, da cui proviene il fondatore di questa prestigiosa fabbrica, prende forma dalla nascita di quest’ultimo, avvenuta a Varese il 19 marzo del 1821.

La storia iniziò quando la sorella di Carlo, Teresa Aletti, si unì in matrimonio con Giuseppe Bernasconi, che prestava servizio con il fratello presso un’importante e conosciutissima bottega organaria varesina, la Biroldi. È con questo avvenimento che comincia l’avvincente storia di Carlo Aletti, perché probabilmente, tramite l’influenza del di lui cognato (Giuseppe Bernasconi), è chiamato a prestare la sua opera presso la stessa bottega Biroldi. Nel 1847 però i due fratelli Bernasconi lasciano la Bottega Biroldi e Carlo Aletti a questo punto segue l’azione, mettendosi in società con il proprio cognato Giuseppe Bernasconi. Ma dopo circa due anni di collaborazione, Carlo Aletti scioglie la società per fondare la propria ditta individuale, la “Fabbrica d’organi Carlo Aletti” di Monza. Questa rinomata ditta, che col proseguire degli anni sarà trasformata dai figli in “fabbrica d’organi Fratelli Aletti Monza”, chiuderà i battenti nel 1947 per mano di Enrico Aletti, avendo realizzato in 100 anni di attività poco più di 600 organi a canne. Per quanti volessero conoscere maggiormente la storia, i brevetti e le applicazioni tecnologiche pensate e realizzati da questa ditta segnaliamo che di recente è stato stampato da uno dei due autori di questo articolo, Serafino Corno, il primo libro che descrive in modo approfondito quanto appena accennato, intitolato “Enrico Aletti e la storia inedita del primo organo elettronico Italiano”.

L’organo presente nella chiesa di Galgiana è uno degli ultimi della serie costruiti dalla ditta Aletti, perché porta il numero 589, come si legge nella targhetta avvitata sulla consolle (Vedi Figura 3).

Targhetta avvitata sulla consolle, riportante la scritta “Fratelli Aletti, Monza, op. 589”.
Figura 3. Targhetta avvitata sulla consolle, riportante la scritta “Fratelli Aletti, Monza, op. 589”.

Lo strumento è a trasmissione elettrica, ha un solo manuale di 61 note, una pedaliera di 32 pedali ed in totale consta di 6 registri, così composti:

Registri dell'organo

I somieri sono come quelli usualmente costruiti in quel periodo, e cioè a registro per canale (somiere inventato da J. S. Hausdorfer nel 1775) di tipo elettropneumatico con pistoni conici. La datazione presunta di quest’organo è da attribuirsi al periodo che va dalla fine degli anni ’30 sino ai primi anni ’40, poiché l’organo di Casatenovo (sempre un Aletti), del quale vi è certezza sulla data di costruzione in quanto detengo un disegno originale datato, è del 1943, ed è stato immatricolato con il N° 591. Dalle fotografie mostrate, appare chiaro che l’organo della chiesa di

Galgiana necessita di un radicale intervento di restauro, mirato a far “ritornare la voce” di questo strumento costruito molti anni fa dalla ditta “Fratelli Aletti” di Monza. La stessa cosa vale anche per l’auto-organo costruito da don Barbieri ma per questo particolare congegno d’epoca passo volentieri la parola al carissimo amico Giorgio Farabegoli che, profondo conoscitore della ditta citata, illustrerà nei particolari questo apparecchio.

Come abbiamo visto nella Figura 2, sulla parte alta della consolle si trova un doppio lettore di musiche incise su rulli di carta perforata, i cui meccanismi di lettura e trascinamento sono contenuti all’interno dei due sportelli di legno, che nella foto sono chiusi.

All’interno di ciascuno di questi due sportelli si trova una “tracker bar”, una barra di metallo dotata in totale di 93 fori: 91 fori di lettura, più 2 fori esterni, adibiti all’allineamento automatico su di essa del rullo di carta perforata.

Questo rullo, di larghezza 286 mm, contiene la musica registrata negli studi della fabbrica di Don Angelo Barbieri, che era denominata S.A.B.B.A.E.M., Società Anonima Brevetti Barbieri per Applicazioni Elettro Musicali; esso viene letto mentre scorre sui fori della tracker bar, i quali sono collegati, tramite tubicini in plastica (uno per ciascun foro), ad una camera a vuoto, mantenuta in depressione da un’elettropompa che ne aspira aria.

Quando sul rullo di carta si presenta un foro (sistema binario on-off = foro aperto-foro chiuso), l’aspirazione dell’aria relativa a tale orifizio permette l’attivazione di una valvola elettropneumatica, (una per ciascun foro, che fornisce in uscita un segnale elettrico.

Quando era collegato ad un organo a trasmissione elettrica, i fili di uscita si collegavano direttamente alla parte elettrica dell’organo, azionando quindi gli elettromagneti già presenti nell’organo. Nel caso di organo a trasmissione meccanica, Barbieri installava all’interno dell’organo degli elettromagneti che azionavano direttamente i ventilabri per le note. Per i comandi dei registri (che richiedono maggiore corsa e forza) gli elettromagneti azionavano dei manticetti ad aria (leve Barker) che producevano la forza sufficiente per aprire i registri. [2]

I 91 fori di lettura usualmente comprendono, oltre alle note della pedaliera e della tastiera, anche l’azionamento automatico dei registri, l’apertura e chiusura dell’espressione, l’apertura e chiusura dell’eventuale tremolo, e l’arresto finale del rullo.

Mentre le note hanno una durata pari al tempo in cui il foro inciso sul rullo (più o meno lungo a seconda della durata della nota) passa sopra al relativo foro di lettura della tracker bar, i comandi “on” e “off” relativi ai registri, all’eventuale tremolo ed all’espressione si comportano come interruttori. Quando è stato azionato il comando “on”, lo stato di esso rimane invariato fino all’azionamento del comando “off”, e viceversa.

Mi vorrei soffermare in particolare sull’espressione degli auto-organi Barbieri, poiché ci fornisce la spiegazione tecnica del motivo per cui le canne di facciata dell’organo si trovino nascoste dietro le griglie a vista.

Espressione = Le canne dell’organo sono contenute in un cassone chiuso. Il comando Espressione aziona delle portelle che, se aperte, permettono la fuoriuscita del suono. Se invece sono chiuse il suono rimane soffocato all’interno del cassone. L’Espressione Barbieri è o tutta aperta o tutta chiusa, non prevede posizioni intermedie. [3]

Questo doppio lettore assomiglia a quelli installati nella chiesa di “San Giuseppe” (ex “Sant’Adolfo”) di Aielli nel 1937, tuttora esistente e funzionante, e nella chiesa di “San Giorgio” di Arona, frazione di Mercurago, nel 1939. Quest’ultimo purtroppo fu smontato ed eliminato nel 2002, poiché la Soprintendenza di Torino ritenne che non rivestisse “particolare interesse storico artistico”.

Data la somiglianza di questa consolle con quelle delle due chiese citate precedentemente, si ritiene che sia databile attorno al 1937-1940, relativamente alla parte di essa realizzata dal Barbieri.

L’auto-organo risulta mancante della manopola centrale di regolazione del tempo, mentre invece è ancora presente la leva del traspositore di tonalità (Vedi Figura 4) a cinque posizioni. Essa permette di cambiare la tonalità, a scatti di un semitono sopra o sotto (fino a due scatti in alto e due scatti in basso), di esecuzione delle musiche sui rulli di carta perforata (senza fermare la riproduzione), in modo da evitare eventuali stonature che potrebbero avvenire senza la mano esperta di un organista.

Leva per cambiare la tonalità a scatti di semitono sopra o sotto.
Figura 4. Leva per cambiare la tonalità a scatti di semitono sopra o sotto.

Uno dei due autori, Serafino Corno, aprendo la portina che accede al corpo dell’organo, ha trovato uno scatolone pieno di rulli marcati S.A.B.B.A.E.M. lasciati per terra a causa del loro inutilizzo (Vedi Figura 5)

Scatolone pieno di musiche su rulli di carta perforata S.A.B.B.A.E.M..
Figura 5. Scatolone pieno di musiche su rulli di carta perforata S.A.B.B.A.E.M..

Nella Figura 6, vediamo la parte elettrica, che si trova in pessimo stato di conservazione, perché è stata scollegata e, nei tanti anni di inutilizzo, è rimasta completamente ricoperta di polvere.

Parte elettrica scollegata ed in pessimo stato di conservazione.
Figura 6. Parte elettrica scollegata ed in pessimo stato di conservazione.

Risultano invece ancora al loro posto il motore pneumatico di avanzamento del rullo (quello con i manticetti posti a 120°, che si nota verso il fondo) e le tubazioni di gomma, come vediamo nella Figura 7.

Motore pneumatico di avanzamento del rullo.
Figura 7. Motore pneumatico di avanzamento del rullo.

 Serafino Corno e Giorgio Farabegoli, aprile 2016

Questo articolo è stato pubblicato nel numero 1 di aprile 2016 della rivista dell’AMMI (Associazione Musica Meccanica Italiana), per ingrandire le pagine clicca sopra l’immagine.


A parziale integrazione delle notizie riportate da questo articolo, segnalo che Giovanni Aletti (figlio di Enrico Aletti) ha recentemente ritrovato nella documentazione di famiglia, il catalogo dei preventivi e degli organi costruiti dalla “Fabbrica d’organi fratelli Aletti” dal 1937 sino alla chiusura della ditta che, come abbiamo visto, è avvenuta nel 1947. Da questa documentazione è emerso con certezza che l’organo della Parrocchia di Galgiana è stato costruito nel 1942 quando l’Italia era in piena seconda guerra mondiale.

La data di costruzione presunta, indicata nell’articolo soprariportato, risulta quindi essere in linea con le valutazioni e le ricerche storiche effettuate a suo tempo durante la scrittura dell’omonimo articolo.

A testimonianza di questa ultima precisazione si allega la scansione della parte interessata (Vedi Fig.8) dove si evince chiaramente che l’organo in questione è stato costruito nel periodo 1942-43; nell’ultima riga della pagina precedente è però indicata la data del 1942.

Ovviamente questo particolare conferma che l’organo è senza il minimo dubbio stato costruito nell’anno 1942.

La scansione del catalogo, manoscritto da Enrico Aletti, che riporta la parte con i riferimenti all’organo della parrocchia di Galgiana.
Figura 8. La scansione del catalogo, manoscritto da Enrico Aletti, che riporta la parte con i riferimenti all’organo della parrocchia di Galgiana.

Serafino Corno, 19 Luglio 2016


Giorgio Farabegoli e Albert Lötz, “Sgomento nel Vaticano: il Cardinale di Milano appoggia l’auto-organo”, L’antico Organetto, Anno 17, Numero 1, Aprile 2015, pagg. 15-22.

[2] Per gentile segnalazione di Mauro Baldazza, organaro di Longiano e restauratore dell’auto-organo Barbieri “Cantantibus Organis” dell’AMMI.

[3] Ibidem.